Osteopatia e reflusso gastro esofageo | Articoli | studio fisioterapia Roma  

Osteopatia e reflusso gastro esofageo

reflusso gastroesofageo

L’apparato gastrointestinale, formato da cavità orale, esofago, stomaco, intestino tenue (duodeno, digiuno, ileo), intestino crasso (colon e retto), e le ghiandole ad essi annesse (pancreas, milza, fegato) è deputato alla decomposizione enzimatica del cibo, all'assorbimento delle sostanze nutritive, dell'acqua e all'eliminazione delle sostanze di scarto non utilizzabili dall’organismo.

Quando ingeriamo cibo, questo prima di raggiungere lo stomaco attraversa una sorta di tubo muscolo membranoso chiamato esofago. Questi due organi sono separati da una sorta di valvola, lo sfintere esofageo, o cardias, la cui apertura o chiusura determina il passaggio del cibo da un organo all’altro. In particolar modo quando tutto fisiologicamente funziona bene, il cibo dopo aver attraversato l’esofago raggiunge lo stomaco, grazie all’apertura di questa valvola, che ne garantisce il passaggio. Una volta che il cibo ha raggiunto lo stomaco, questa valvola si richiude, impedendo che il contenuto dello stomaco risalga nell’esofago.

Quando ciò accade invece, a causa di un’alterazione anatomica o funzionale di questa valvola, i succhi gastrici contenuti nello stomaco (in particolare l’acido cloridrico) deputati alla digestione, possono risalire verso l’esofago, venendo a contatto con la sua mucosa (la parete che riveste internamente un organo). Questo può provocare uno stato infiammatorio, scatenando quella più comunemente chiamata esofagite da reflusso e facendo insorgere tutta una serie di sintomi caratteristici di quello che viene più frequentemente chiamato reflusso gastro-esofageo. Questo avviene in quanto la parete interna dell’esofago, a differenza di quella dello stomaco, ha una conformazione anatomica e fisiologica tale da non poter resistere a lungo all’aggressione dei succhi gastrici provenienti dallo stomaco.

Per quanto non venga considerato gravemente invalidante (almeno nelle prime fasi), è uno dei disturbi più frequentemente riscontrabili a livello gastro intestinale, in quanto si stima che soltanto in Italia ne siano colpite più di 4 milioni di persone e che almeno una volta nella vita ognuno di noi debba fare i conti con episodi di reflusso con i vari sintomi che l’accompagnano. Il problema non è rappresentato da occasionali episodi di reflusso, considerati anche fisiologici soprattutto quando la giunzione gastro-esofagea si rilassa durante il sonno o dopo mangiato, i quali vengono rapidamente superati dalla peristalsi esofagea (che contrasta il reflusso) e dalla saliva (che neutralizza l’acido residuo), ma dall’aumento della loro frequenza e intensità che può far evolvere questa situazione verso una cronicizzazione con la possibilità quindi di formazione di ulcere a livello dell’esofago.

Quali sono i segni e sintomi che ci possono far pensare ad un problema di reflusso?

Tra i sintomi tipici riscontriamo:

  • pirosi: dolore bruciante che parte dallo stomaco e arriva fin dietro lo sterno; è esacerbato dalla flessione in avanti del tronco, o dal fatto di indossare cinture molto strette che causano compressione addominale. È un sintomo che si riscontra spesso in gravidanza, a causa dell’aumento della compressione addominale e dal poco contenimento (indotto da fattori ormonali) del cardias.

  • aumento della salivazione: causata forse da una stimolazione del nervo vago e da un tentativo fisiologico di neutralizzare l’irritazione dell’esofago

  • rigurgito, liquido acido e amaro in bocca

  • dolore allo stomaco

  • tosse secca, singhiozzo, nausee, cefalee

  • irritazione e bocca secca al mattino

Oltre ai classici sintomi legati al reflusso gastrico che sono stati sopra elencati, alcuni persone riferiscono insorgenza di disturbi secondari come problemi e dolorabilità nella zona cervicale e dorsale, apparentemente non correlabili dagli stessi pazienti alla sintomatologia iniziale, ma che a causa di correlazione neurologiche e anatomiche con le zone interessate, possono di frequente andare incontro a blocchi e restrizioni di mobilità.

Quali possono essere le cause del reflusso gastro esofageo?

La meccanica della zona compresa tra esofago-cardias-stomaco è più complessa di quanto sembri. Quest’area è situata dove il torace si unisce all’addome e proprio per questo si incontrano molte forze in conflitto reciproco: l’esofago e la parte superiore dello stomaco vengono infatti attratti dalla pressione negativa del torace che si oppone a quella positiva dell’addome, il che provoca in questa regione, a causa delle trazioni scatenate da queste forze contrastanti, l’insorgere di molte patologie. Lo stomaco essendo attratto verso l’alto rischia di risalire nell’esofago, con la conseguente insorgenza di ernie iatali, mentre la sua parte media e inferiore è attratta verso il basso con il rischio di prolasso gastrico.

Queste due zone inoltre sono separate dal muscolo diaframma, una specie di coperchio che separa l’addome dal torace e che è dotato di varie aperture per il passaggio di strutture da una zona all’altra. Quella che prenderemo in esame in questo articolo è l’apertura esofagea, che come accennato in precedenza rappresenta il punto di passaggio tra l’esofago e lo stomaco: essa è circondata da tessuto muscolare e connettivo fibroso, e varia nelle sue dimensioni in base a quella che è l’attività respiratoria e digestiva.

È un’area di pressione elevata e per il fisiologico funzionamento di questa giunzione devono essere presenti i seguenti elementi:

  • una buona tensione longitudinale dell’esofago

  • un buon equilibrio tra pressione toracica e addominale

  • una buona tonicità ed elasticità del muscolo diaframma

  • una buona tonicità e distensione dei tessuti che influiscono direttamente sulla giunzione

  • buone condizioni generali della persona

Quando le suddette condizioni non si verificano, o in qualche modo vengono alterate, l’individuo può andare incontro a un’ernia iatale o problemi di reflusso esofageo.

Come può intervenire l’osteopatia nei problemi gastro intestinali?

L’osteopatia, e in particolar modo l’approccio viscerale, sono due importanti strategie di trattamento che l’osteopata può utilizzare per trattare e ridurre i sintomi del reflusso gastroesofageo.
Il trattamento osteopatico sarà, come in ogni caso, specifico e indirizzato in base a quelle che sono le esigenze e le disfunzioni del soggetto in esame.

Ma andiamo a vedere nel dettaglio quelle che sono le zone/strutture verso le quali verterà l’attenzione dell’osteopata:

  • quello che l’osteopata andrà a verificare per prima cosa è la capacità di contenimento del cardias, che dipende da vari fattori: alcuni di questi sono di tipo tissutale, intrinseci, e perciò legati al tono e alla capacità contrattile della valvola, e quindi il più delle volte di competenza medica, altri invece sono di natura meccanica, strettamente legati ad essa e che quindi ne influenzano al capacità di contenimento, ed è proprio su quest’ultimi che andrà ad agire l’osteopata.

  • bisognerà verificare ed eventualmente correggere quello che il corretto rapporto pressorio tra cavità addominale e toracica

  • si andrà a verificare quella che la capacità di scorrimento longitudinale dell’esofago e la buona elasticità del diaframma, in particolare delle zone strettamente legate alla zona gastro-esofagea

  • bisognerà indagare ed eventualmente manipolare quelli che sono i segmenti vertebrali annessi e connessi a stomaco ed esofago, in particolare le vertebre dorso-lombari (D5-D6-D9-L1) vista anche la contiguità anatomica e l’inserzione del diaframma a questo livello, in modo da stimolare quello che è il sistema nervoso autonomo, cosi come saranno da correggere le fissazioni scheletriche importanti come le articolazioni costali.

  • bisognerà valutare la base del cranio e rapporti tra occipite-atlante-epistrofeo, verificando mancanza di compressioni a carico del nervo vago, il nervo cranico che uscendo dal cranio è direttamente responsabile dell’innervazione autonoma della zona in esame

  • si andrà ad indagare tutte le strutture viscerali (stomaco, esofago, duodeno, esofago, ecc…) e relativi mezzi legamentosi di connessione e sospensione, direttamente connesse alla zona in esame

Consigli per il paziente con problemi di reflusso gastro-esofageo

Nell’affrontare il reflusso gastroesofageo possiamo suggerire al paziente alcuni accorgimenti da adottare per favorire la riduzione della sintomatologia:

  • diminuzione del peso corporeo se elevato

  • evitare di fumare,

  • evitare caffè, alcolici, cioccolato e cibi troppo speziati o piccanti

  • evitare bevande gassate

  • evitare posture con il busto flesso in avanti per troppo tempo

  • non andare a letto subito dopo i pasti e cenare almeno 2/3 ore prima di coricarsi

  • dormire con un cuscino alto

Come si può evincere, potrebbe essere necessario effettuare delle manipolazioni su zone e strutture non direttamente connesse con la sede del problema, ma che al fine dell’equilibrio generale del paziente e della sintomatologia riferita risultano perturbanti, e quindi da riequilibrare e correggere (in particolar modo la zona cervicale e dorsale).

Il trattamento manipolativo osteopatico, sia delle zone direttamente interessate dalla problematica che di quelle annesse e connesse ad essa, in associazione ad un corretto stile di vita ed una dieta equilibrata e specifica avrà un’efficacia massimale. In particolar modo andrà a migliorare la sintomatologia del paziente, sia dal punto di vista gastro-intestinale (digestivo, alvo, meteorismi, ecc..) che di quello muscolo scheletrico (cervicalgie, dorsalgie, cefalee, dolori articolari) in un’ottica a breve e lungo termine. Per amplificarne gli effetti è consigliato l’abbinamento con approcci medici tradizionali come la gastro-enterologia, medici nutrizionisti e dietologi ma anche con alcuni approcci alternativi come la naturopatia, omeopatia.

ILARIA DI FERDINADO
Fisioterapista Physiolab Roma